Ci sono cose che definiscono una persona con lo status “mamma”. Ad esempio aver passato alcuni mesi da cicciona a termine, avere un nano appresso, avere avuto esperienze al limite del paranormale durante i cambi pannolino che mai e poi mai racconterai ad anima viva, ogni tanto dire la frase “mia/o figlia/o …” che fa accapponare la pelle per la paura di un discorso strappalacrime, avere almeno 200 foto sul cellulare del nano, o sapere che quando in casa regna la pace il pargolo sta pianificando di invadere il mondo (o distruggere qualcosa).
Oggi ho scoperto la fase finale, l’ultimo punto sulla scheda della raccolta punti “sono mamma”: la chat di WhatsApp! I gruppi in cui sono inserita hanno titoli come: Stica**i, Abbuffiamoci, Bardolino 2015. Titoli da cui si capisce che persona seria e responsabile io sia.
Da oggi sono in un nuovo gruppo: CandyNido G (ovviamente il nome è di fantasia). Ma come ci sono finita?
Stamattina dopo l’ennesima febbricciola del piffero della nana sono andata dalla pediatra e lì ho incontrato un’altra mamma del nido che subito mi ha parlato della chat. L’errore è stato palesare che io praticamente non conosco nessuno, che nessuno ha il mio numero, tempo 2 millesimi di secondo e lei mi ha chiesto il numero ed inserito nella fantomatica chat. Chat che per i primi messaggi sembrava una riunione di alcolisti anonimi, tutti erano praticamente uguali: ciao, Geltrude mamma di Alberico.
Ok, devo essere forte, e sembrare una madre perfetta bravissima brava decente, il minimo necessario per non esser denunciata all’assistente sociale.